Pochi films toccano corde profonde come quelli di Jean Pierre e Luc Dardenne. Non lo diresti, all’inizio ti sembrano poco curati nella fotografia, un po’ improvvisati, troppo asciutti nei dialoghi, quasi da dilettanti, poi capisci che nulla è messo per caso e che quelle storie sanno rappresentare la realtà come Hollywood non è mai riuscita. Dietro i gesti asciutti dei protagonisti indovini dei sentimenti che ti lasciano un segno e ti scopri a ripensare per giorni a quei personaggi. Mi riferisco, per esempio, al film “Il figlio” dove un uomo si ritrova ad essere insegnante del ragazzo che ha ucciso suo figlio. Glielo rivelerà all’improvviso, anche per lo spettatore, in un attimo difficile da dimenticare. Il perdono che sorregge questa storia vale più di qualsiasi predica sull’argomento. Penso anche a ” L’enfant – Una storia d’amore”, che parla di un giovane teppista che vive allo sbando ai margini della società belga. Nella scena finale si posa sul ragazzo e sulla ragazza protagonisti, mentre piangono, uno sguardo di compassione che non ha bisogno di nessuna parola per imprimersi in noi in un modo indelebile.
